una cucina che isipira a Courmayeur :: €85 - 150 per menù degustazione
Articolo di Valentina Pellicorio e Shane Eaton
La cena al Petit Royal restaurant, nella suggestiva cornice di una sera d’estate a Courmayeur, può considerarsi senza dubbio un’esperienza enogastronomica, un viaggio alla scoperta di sapori e colori, che non cessano di regalare sorprese fino all’ultima portata.
La scelta di una cena composta da una selezione di portate proposte dallo chef Paolo Griffa (che si trovano all’interno dei diversi temi del menù Declinazioni), ha dato vita ad un percorso che ci ha condotti dalla Valle d’Aosta al Giappone, dal mare alla montagna, in un viaggio itinerante in cui i protagonisti non conoscono mai la destinazione successiva. Come se questo non bastasse, è bene sottolineare anche la presenza di alcuni compagni di viaggio; un personale di sala, Veronica Scanziani e Vadim Vasilevschi, disponibile e divertente, che assume con giocosa disinvoltura il ruolo di guida ai vini, alle materie prime e ai piatti proposti dallo chef.
Paolo Griffa
Sommelier Giorgio Cortucci
Pane e burro di montagna
L’amuse-bouche è senz’altro sufficiente a creare grandi aspettative per la cena. Si viene letteralmente travolti da forme geometriche di ogni tipo su cui sono, elegantemente, sistemati i diversi assaggi. L’ alternanza di colori, profumi e consistenze, diverte la bocca e accende i sensi. Astice alla catalana, mojito in burro di cacao e gel yuzu, taco al carbone, churro al curry rosa… il viaggio è decisamente cominciato!
Taco al carbone con stracchino di capra alle erbe e finocchiella
In primo piano: oliva all’ascolana
In secondo piano: airbag di pane, crema di barbabietole e creme grafiche al rafano, caviale Naccari e borraggine
Tartelletta di mais con astice alla catalana, pomodoro confit e nepetella
Churro al curry rosa con gel di arancia e laserpizio
Panino fritto con anguilla, arancia e cerfoglio
Mojito in burro di cacao, gel yuzu e fiori di menta
Amuse-bouche
Prima portata, terrina di nukazuke con verdure pickled e foglie di stagione, da gustare sorseggiando brodo dashi. Forse più di ogni altro, questo piatto rivela l’importanza della ricerca di materie prime e prodotti di altissima qualità, così come di tecniche e preparazioni in grado di dare vita a sapori sempre nuovi. Questa ricerca costante, motivata da grande passione, può costituire l’essenza stessa di un piatto, in grado di colpire con la sua semplicità, perfettamente in linea con stile e pensiero nipponici.
Terrina di nukazuke, verdure pickled e foglie di stagione
In transizione tra etnie lontane e sapori locali, messata di cervo marinata nel caffè e miso con chips di topinambur e insalata. Cosparsa da una neve di acqua al pomodoro che riporta dolcemente il pensiero ai paesaggi montani circostanti.
Messata di cervo marinata nel caffè e miso, chips di topinambur, insalata e erbe spontanee. Neve di acqua al pomodoro
Per il commensale, ormai divenuto viaggiatore itinerante, è tempo di rifare i bagagli. Profumo di salsedine. Cannellone di spaghetti Felicetti al nero di seppia, capasanta, spuma di patata, porri e cozze, caviale Naccari Calvisius, chips di corallo. Questo piatto ha una potenza cromatica tutta sua: un perfetto cilindro nero e lucido, con le sue forme sinuose brilla di luce propria. Impossibile smettere di guardarlo. Già al primo assaggio, questo spaghetto è una coccola. È spensierato e ha il sapore del mare, insomma sa d’estate. Senza accorgercene, stiamo sorridendo.
Cannellone di spaghetti Felicetti al nero di seppia, capasanta, spuma di patate, porri e cozze, caviale Naccari Calvisius, chips di corallo
La cena prosegue in un tripudio di colori, piatti a base di faraona e trota salmonata, protagoniste rispettivamente di un omaggio ai colori giallo e verde.
Faraona arrostita al fieno, fiori di tarassaco, popcorn di amaranto; royal di mais, semi di girasole, patate allo zafferano
Trota salmonata al tè Lapsang, chaud et froid alle erbe, coulis di acetosella, perle di tapioca, capperi, olive verdi e acqua di lattuga
Giunti all’epilogo, pervasi da quel meraviglioso stato quiescente che il buon cibo sa regalare, si attende un dessert a completamento di una cena sorprendente. Nulla fa presagire che il dolce diverrà un’esperienza nell’esperienza. Il picnic in Val Ferret è un dessert ricchissimo, goloso, decisamente per tutti i gusti, una storia divertente di un pomeriggio tra i monti. Il frangipane caldo ai mirtilli merita una menzione particolare. Delizioso.
Il cestino del picnic in Val Ferret
Picnic in Val Ferret (parte 1)
Ciccolata nitro e frangipane caldo ai mirtilli
Sorbetto alla mela (picnic in Val Ferret parte 2)
Salame al cioccolato e frutti di bosco (picnic in Val Ferret parte 2)
Pino fermentato
Ponendosi ad un livello di valutazione complessiva, è doveroso riconoscere allo chef Paolo Griffa e alla sua brigata di cucina (Nicolò Talpo, Titti Traina, Luca Invernizzi, Bryan Veneziano), oltre ai sensazionali piatti proposti, uno sforzo che sembra emergere durante tutto il corso della cena. Sebbene i piatti facciano ricorso sotto diversi aspetti a tecniche innovative, conservano, nell’aspetto e nei sapori, un rapporto leale e diretto con la natura e i suoi elementi. Anche l’influenza esercitata da altre culture trova una naturale affinità con il territorio, e viene reinterpretata in uno stile del tutto personale. C’è un allure particolare nei piatti di Paolo Griffa, che senza dubbio possiedono la capacità di divertire, di emozionare.
Un ringraziamento speciale a Véronique Enderlin di Les Enderlin per averci fatto scorpire questo posto magico.
Paolo e la sua squadra
Altri piatti memorabili al Petit Royal
Soufflé di albume e cipollina, asparagi e tartufo estvo nero, besciamella al tartufo, spugnole, finferli e prezzemolo
Carota all’arancia, fiori di camomilla e sambuco, lime; ripena di tartare di capasanta e cocco
Giorgio Cortucci con i formaggi del Petit Royal